Nonostante la plastica supporti diverse attività quotidiane (ad es. gestione degli alimenti, contenitori ecc.), è sempre più diffusa la preoccupazione per la sua abbondanza e per i rischi correlati alla salute umana.
La plastica, infatti, sostituisce molti materiali ancora in uso, come il vetro nell’imbottigliamento di acqua minerale e bibite, nonché gli imballaggi per alimenti e i contenitori per la conservazione.
L’immissione incontrollata nell’ambiente di questi polimeri plastici, unitamente alla loro persistenza ambientale, ha provocato la dispersione di frammenti plastici, noti come Microplastiche (MPs).
La valutazione dei rischi per la salute umana associati all’assunzione giornaliera di questi polimeri plastici rappresenta una questione molto rilevante per la salute pubblica.
Le principali vie attraverso cui l’uomo entra in contatto con le microplastiche sono: l’inalazione, l’ingestione e la perfusione cutanea.
Con questo articolo vorrei concentrarmi, in particolare, sull’ingestione di microplastiche che avviene in seguito all’utilizzo di bottiglie d’acqua di plastica.
E’ importante sottolineare come, ad oggi, non siano ancora disponibili dati certi sull’assorbimento e la distribuzione delle microplastiche nei distretti corporei. Infatti, l’assenza di metodi efficaci ed efficienti per la loro estrazione da matrici complesse (come acqua, cibo, ecc.) ha reso la stima del rischio e, la conseguente valutazione dell’impatto sulla salute associato all’esposizione alimentare, di difficile esecuzione.
Per tale motivo la questione non è ancora stata presa seriamente.
La letteratura scientifica riporta numerosi dati sull’esposizioni alimentari e ambientali alle microplastiche ma nella maggior parte dei casi vengono presi in considerazione solo frammenti di dimensioni maggiori (con diametro superiore di 1 mm).
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sottolineato la necessità di indagare sui potenziali effetti della plastica sulla salute umana, in particolare dopo che uno studio ha rilevato la presenza di polimeri plastici nel 90% di 259 bottiglie.
L’assunzione giornaliera stimata evidenzia l’elevata quantità di polimeri ingeriti quotidianamente dall’acqua minerale in bottiglia. Questo rappresenta un rischio importante per la salute pubblica che non può essere sottovalutato.
L’ingresso di microplastiche nel corpo umano potrebbe inoltre comportare anche l’introduzione di eventuali sostanze ad esse associate quali additivi, plastificanti, opacizzanti, stabilizzanti, ritardanti di fiamma, additivi antistatici e conduttivi e additivi medici, o sostanze considerate interferenti endocrini.
Queste sostanze possono migrare dalla matrice con effetti citotossici (effetto tossico per le nostre cellule) e infiammatori.
Per la loro natura idrofobica speso tali sostanze tendono ad accumularsi nell’organismo e vengono eliminati molto lentamente dal corpo.
Ad esempio, il PVC può provocare il rilascio di cloruro di vinile, uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di alcuni tumori.
Oltre ai costituenti della matrice plastica, le microplastiche possono adsorbire e veicolare altri contaminanti ambientali e numerosi microrganismi che si annidano nella porosità della matrice.
Le microplastiche possono così scatenare una serie di risposte biologiche, tra cui infiammazione, genotossicità, stress ossidativo, apoptosi e necrosi. Tali condizioni, se durature, possono determinare una serie di esiti, tra cui danno tissutale, fibrosi e cancerogenesi.
Gli effetti nocivi delle microplastiche sono stati osservati soprattutto a livello del tratto gastrointestinale dove tali composti sembrano essere in grado di alterare la risposta immunitaria aumentando la proliferazione delle cellule immunitarie e incentivando così i processi infiammatori.
Gli effetti sono stati osservati anche a livello del microbioma (l’insieme delle comunità microbiche che vivono nel corpo umano e la cui attività fisiologica influenza il benessere dell’ospite).
In particolare, gli inquinanti ambientali hanno dimostrato di influenzare il microbioma in quanto i microrganismi hanno la capacità di metabolizzare le sostanze tossiche ambientali con effetti a catena per l’ospite quali: compromissione dell’immunità e stimolazione dell’infiammazione.
In conclusione, sebbene le microplastiche siano ampiamente studiate nel contesto dell’ambiente marino dove sono un inquinante prolifico, stiamo solo iniziando a conoscere gli effetti in seguito all’ esposizione umana.
L’assorbimento delle microplastiche in seguito all’esposizione tramite dieta o inalazione, è stata dimostrata dall’osservazione delle microfibre di plastica nei campioni di biopsia del tessuto polmonare e dalla capacità delle particelle di attraversare l’epitelio del tratto gastrointestinale.
Una volta assorbite, tali sostanze possono avere effetti tossici per la salute umana che risultano dose- dipendenti: maggiore è l’esposizione e l’assorbimento, maggiore è l’effetto nocivo per l’uomo.
Come evitare l’ingestione di microplastiche?
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Dott. Styven Tamburo
Stephanie L., Wright and Frank J. Kelly et al., Plastic and Human Health: a Micro Issue? Environ. Sci. Technol. 2017, 51, 12, 6634–6647 (2017)
Zuccarello P, Ferrante M et al., Exposure to microplastics (<10 μm) associated to plastic bottles mineral water consumption: The first quantitative study. Water Res. 2019 Dec 1;166:115077. doi: 10.1016/j.watres.2019.115077